Castello di Polenta

Mura e torrioni, costruiti in pietra locale, poggiavano sulla roccia viva del colle

Citato per la prima volta in un documento del 976 e successivamente nel 1037 come proprietà del potente Convento di San Giovanni Evangelista in Ravenna, la costruzione del castello di Polenta dovrebbe risalire al X secolo, quando tutti i borghi del territorio romagnolo che rivestivano una posizione di rilievo furono fortificati con la costruzione di una cinta muraria e di una rocca, che divenne sede del signore locale.

Non si hanno invece notizie certe sulla famiglia dei Da Polenta fino al XII secolo. Pare si tratti di una famiglia di contadini del posto divenuti prima milites, ossia soldati posti a guardia del castello di proprietà del monastero ravennate. La scalata sociale e politica dei Da Polenta ebbe inizio nel 1182: in quell’anno i figli di Guido, Lamberto e Geremia, chiesero all’abate del Monastero di ottenere in enfiteusi fino alla terza generazione il castello di Polenta, per l’affitto di 5 soldi di Venezia. La richiesta venne accolta.

La rocca, posta sulla cima del colle, aveva pianta quadrangolare, con i lati orientati lungo le direzioni est-ovest e nord-sud. Mura e torrioni, costruiti in pietra locale, poggiavano sulla roccia viva del colle. Un imponente torrione si ergeva sull’angolo nord-orientale della cinta muraria. A difesa dell’angolo sud-orientale si levava, più modesto, un torrione circolare. Chiudeva il lato orientale un edificio a due piani, che costituiva la dimora dei signori del castello. Sul lato meridionale, dove il terreno presentava una pendenza più dolce, si apriva l’entrata della rocca: un’apertura rettangolare alla base di una torre che, per ragioni di sicurezza, consentiva il passaggio a piedi o a cavallo di un unico visitatore per volta.

Buona parte della rocca rimase intatta fino a inizio Ottocento, quando i nuovi proprietari demolirono mura e torrioni, per ricavarne materiale edilizio. Alla fine del XIX secolo i pochi ruderi rimasti furono utilizzati come abitazione colonica da contadini e gessaroli. Agli inizi del Novecento, in seguito a un incendio, la parte orientale dell’edificio fu distrutta e poi totalmente demolita. La torre d’ingresso crollò dopo la seconda guerra mondiale.

Del castello sopravvivono oggi la torre circolare e l’edifico centrale, visitabili solo in occasione del Raduno Carducciano.

Dante, ospitato dai Da Polenta, ricorda il castello nei celeberrimi versi “Ravenna sta come stata è molt'anni:/l'aguglia da Polenta la si cova / sì che Cervia ricopre co' suoi vanni” (Inferno, canto XXVII, vv. 40-42). Nel 1921, per le celebrazioni dantesche, fu murato coi versi del poeta su un superstite muro del castello.







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